Udienza del Santo Padre Francesco ai
partecipanti al Corso di formazione su “Matrimonio e famiglia”
Giovedì 27 settembre scorso presso la
Basilica di San Giovanni in Laterano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in
Udienza i partecipanti al Corso di formazione promosso dalla Diocesi di Roma e
dal Tribunale della Rota Romana, su “Matrimonio e famiglia”, svoltosi a Roma
nella Basilica Lateranense, dal 24 al 26 settembre 2018. Al corso hanno
partecipato parroci, diaconi permanenti, sposi e operatori della pastorale
familiare.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il
Papa ha pronunciato ai presenti nel corso dell’incontro:
Cari fratelli e sorelle,
con gioia vi incontro a conclusione del corso di formazione su matrimonio e
famiglia, promosso dalla Diocesi di Roma e dal Tribunale della Rota Romana.
Rivolgo a ciascuno di voi il mio saluto cordiale, e ringrazio il Cardinale
Vicario, il Decano della Rota e quanti hanno collaborato per queste giornate di
studio e di riflessione. Esse vi hanno dato modo di esaminare le sfide e i
progetti pastorali concernenti la famiglia, considerata come chiesa domestica e
santuario della vita. Si tratta di un campo apostolico vasto, complesso e
delicato, al quale è necessario dedicare energia ed entusiasmo, nell’intento di
promuovere il Vangelo della famiglia e della vita. Come non ricordare, a questo
proposito, la visione ampia e lungimirante dei miei Predecessori, in
particolare di San Giovanni Paolo II, che hanno promosso, con coraggio, la
causa della famiglia, decisiva e insostituibile per il bene comune dei popoli?
Nella loro scia ho sviluppato questo tema, specialmente nell’Esortazione
apostolica Amoris laetitia, ponendo al centro l’urgenza di un serio
cammino di preparazione al matrimonio cristiano, che non si riduca a pochi
incontri. Il matrimonio non è soltanto un evento “sociale”, ma un vero
Sacramento che comporta un’adeguata preparazione e una consapevole
celebrazione. Il vincolo matrimoniale, infatti, richiede da parte dei fidanzati
una scelta consapevole, che metta a fuoco la volontà di costruire insieme
qualcosa che mai dovrà essere tradito o abbandonato. In diverse Diocesi del
mondo si stanno sviluppando iniziative per rendere più adeguata alla situazione
reale la pastorale familiare, intendendo con questa espressione in primo luogo
l’accompagnamento dei fidanzati al matrimonio. È importante offrire ai fidanzati
la possibilità di partecipare a seminari e ritiri di preghiera, che coinvolgano
come animatori, oltre ai sacerdoti, anche coppie sposate di consolidata
esperienza familiare ed esperti nelle discipline psicologiche.
Tante volte la radice ultima delle problematiche, che vengono alla luce
dopo la celebrazione del sacramento nuziale, è da ricercare non solo in una
immaturità nascosta e remota esplosa improvvisamente, ma soprattutto
nella debolezza della fede cristiana e nel mancato
accompagnamento ecclesiale, nella solitudine in cui vengono lasciati
di solito i neo-coniugi dopo la celebrazione delle nozze. Soltanto messi di
fronte alla quotidianità della vita insieme, che chiama gli sposi a crescere in
un cammino di donazione e di sacrificio, alcuni si rendono conto di non aver
compreso pienamente quello che andavano ad iniziare. E si scoprono inadeguati,
specialmente se si confrontano con la portata e il valore del matrimonio
cristiano, per quanto riguarda i risvolti concreti connessi all’indissolubilità
del vincolo, all’apertura a trasmettere il dono della vita e alla fedeltà.
Per questo ribadisco la necessità di un catecumenato permanente per
il Sacramento del matrimonio che riguarda la sua preparazione, la celebrazione
e i primi tempi successivi. E’ un cammino condiviso tra sacerdoti, operatori
pastorali e sposi cristiani. I sacerdoti, soprattutto i parroci, sono i primi
interlocutori dei giovani che desiderano formare una nuova famiglia e sposarsi
nel Sacramento del matrimonio. L’accompagnamento del ministro ordinato aiuterà
i futuri sposi a comprendere che il matrimonio tra un uomo e una donna è segno
dell’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa, rendendoli consapevoli del
significato profondo del passo che stanno per compiere. Più il cammino di preparazione
sarà approfondito e disteso nel tempo, più le giovani coppie impareranno a
corrispondere alla grazia e alla forza di Dio e svilupperanno anche gli
“anticorpi” per affrontare gli inevitabili momenti di difficoltà e di fatica
della vita coniugale e familiare.
Nei corsi di preparazione al matrimonio è indispensabile riprendere
la catechesi dell’iniziazione cristiana alla fede, i cui contenuti
non vanno dati per scontati o come se fossero già acquisiti dai fidanzati. Il
più delle volte, invece, il messaggio cristiano è tutto da riscoprire per chi è
rimasto fermo a qualche nozione elementare del catechismo della prima Comunione
e, se va bene, della Cresima. L’esperienza insegna che il tempo della
preparazione al matrimonio è un tempo di grazia, in cui la coppia è
particolarmente disponibile ad ascoltare il Vangelo, ad accogliere Gesù come
maestro di vita. Mediante un sincero atteggiamento di accoglienza delle coppie,
un linguaggio adeguato e una presentazione chiara dei contenuti è possibile
attivare dinamiche che superino le lacune oggi molto diffuse: sia la mancanza
di formazione catechetica, sia la carenza di un senso filiale della Chiesa, che
pure fa parte dei fondamenti del matrimonio cristiano.
La maggiore efficacia della cura pastorale si realizza dove l’accompagnamento non
termina con la celebrazione delle nozze, ma “scorta” almeno i primi anni di
vita coniugale. Mediante colloqui con la coppia singola e momenti comunitari,
si tratta di aiutare i giovani sposi ad acquisire gli strumenti e i supporti
per vivere la loro vocazione. E questo non può avvenire che attraverso un
percorso di crescita nella fede delle coppie stesse. La fragilità che, sotto
questo profilo, si riscontra spesso nei giovani che si avvicinano al matrimonio
rende necessario accompagnare il loro cammino oltre la celebrazione delle
nozze. E questo – ci dice ancora l’esperienza – è una gioia per loro e per
quanti li accompagnano. E’ un’esperienza di gioiosa maternità, quando gli sposi
novelli sono oggetto delle cure sollecite della Chiesa che, sulle orme del suo
Maestro, è madre premurosa che non abbandona, non scarta, ma si accosta con
tenerezza, abbraccia e incoraggia.
Riguardo a quei coniugi che sperimentano seri problemi nella
loro relazione e si trovano in crisi, occorre aiutarli a ravvivare la fede e
riscoprire la grazia del Sacramento; e, in certi casi – da valutare con
rettitudine e libertà interiore – offrire indicazioni appropriate per
intraprendere un processo di nullità. Quanti si sono resi conto del fatto che
la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale e vogliono uscire da
questa situazione, possano trovare nei vescovi, nei sacerdoti e negli operatori
pastorali il necessario sostegno, che si esprime non solo nella comunicazione
di norme giuridiche ma prima di tutto in un atteggiamento di ascolto e di
comprensione. A tale proposito, la normativa sul nuovo processo matrimoniale
costituisce un valido strumento, che richiede di essere applicato concretamente
e indistintamente da tutti, ad ogni livello ecclesiale, poiché la sua ragione
ultima è la salus animarum! Mi ha rallegrato apprendere che molti
Vescovi e Vicari giudiziali hanno prontamente accolto e attuato il nuovo
processo matrimoniale, a conforto della pace delle coscienze, soprattutto dei
più poveri e lontani dalle nostre comunità ecclesiali.
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per il vostro impegno in favore
dell’annuncio del Vangelo della famiglia. Auspico che l’orizzonte della
pastorale familiare diocesana sia sempre più vasto, assumendo lo stile proprio
del Vangelo, incontrando e accogliendo anche quei giovani che scelgono di
convivere senza sposarsi. Occorre testimoniare loro la bellezza del matrimonio!
Lo Spirito Santo vi aiuti ad essere operatori di pace e di consolazione,
specialmente per le persone più fragili e bisognose di sostegno e di
sollecitudine pastorale.
Vi imparto di cuore la mia benedizione e vi chiedo per
favore di pregare per me.